Gli incentivi alle imprese marittime devono essere concessi solo se occupano personale italiano o comunitario. Un decreto approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri, infatti, stabilisce che nell’ambito dei “Ro Ro” e “Ro Pax”, cioè traghetti che trasportano merci o merci e passeggeri, gli sgravi scatteranno solo se a bordo sono imbarcati marittimi italiani e comunitari. Una disposizione che vale sia per le rotte nazionali, che per quelle internazionali che toccano un porto italiano.
È arrivato all’epilogo, dunque, il braccio di ferro che vede da anni contrapposti i due maggiori armatori di Torre del Greco, Manuel Grimaldi, presidente di Confitarma, e Vincenzo Onorato, armatore di Moby Lines e Tirrenia. Il primo round, concluso proprio col decreto approvato dal governo su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, è tutto a favore di Onorato che da anni si batte in tutte le sedi per favorire l’occupazione dei marittimi italiani. Marittimi che in molte occasioni e per molto tempo non hanno fatto mancare la loro voce, anche attraverso cortei e manifestazioni.
La determinazione di Vincenzo Onorato su questa strada è stata di esempio per quanti hanno a cuore le sorti della scuola marinara del nostro Paese. “Io non dimentico mai le mie origini – ripete l’armatore ogni qualvolta affronta questa questione – e non posso pensare che a Torre del Greco e negli altri centri costieri campani, da Pozzuoli a Sorrento passando per le isole, ci sono marittimi che non trovano lavoro perché i loro posti sono occupati da extracomunitari che costano meno”.
Non solo: Onorato ha sempre contestato una certa “parità di trattamento” garantita dal governo agli armatori: “Non è tollerabile che si benefici ugualmente di sgravi”, è stata la sua linea, che nel tempo lo ha portato a chiedere ai colleghi di fare fronte comune. Ed è così accaduto che in molti, insieme a lui, siano confluiti in Fedarlinea abbandonando l’organizzazione confindustriale di Confitarma.
Il decreto legislativo sul “riordino delle disposizioni legislative vigenti in materia di incentivi fiscali, previdenziali e contributivi in favore delle imprese marittime”, approvato dal Consiglio dei ministri, definisce un sistema maggiormente competitivo che incentivi gli investimenti nel settore marittimo e favorisca la crescita dell’occupazione marittima. L’efficacia delle misure introdotte, naturalmente, è subordinata alla preventiva autorizzazione della Commissione Europea in quanto tocca aspetti che riguardano anche altri Paesi comunitari.
Nella nuova normativa è previsto anche uno specifico monitoraggio sugli effetti del provvedimento, al fine di introdurre eventuali dispositivi correttivi. Infine è stato anche deciso un periodo transitorio di diciotto mesi per consentire la notifica e dare tempo al settore di adeguarsi alle nuove misure. Il periodo transitorio entrerà in vigore, naturalmente, dopo il definitivo sì dalla Commissione Europea.
Il varo del decreto è arrivato dopo una serie di schermaglie tra gruppi armatoriali che hanno raggiunto il loro epilogo nell’uscita di molti armatori da Confitarma e la successiva adesione a Fedarlinea: Moby, Tirrenia, Snav, Toremar, Siremar, MedMar, Alilauro, Navigazione libera del Golfo ed altri. “Basta con la concorrenza sleale”, aveva tuonato il presidente di Fedarlinea, Raffaele Aiello, subito dopo il suo insediamento.
La Federazione che rappresenta la maggioranza delle compagnie armatoriali di cabotaggio marittimo aveva assunto subito una posizione opposta a quella espressa da Manuel Grimaldi che, anche nella recente assemblea di Confitarma, ha lanciato l’allarme sull’atto 321 del governo che “se accolto vincolerà i benefici fiscali, previdenziali e contributivi all’esclusivo impiego di personale italiano-comunitario sulle navi traghetto del Registro internazionale che operano sulle rotte di cabotaggio e continuità”.
Appunto quanto introdotto con l’approvazione dell’altro giorno. Al centro della contesa i benefici economici che la legge numero 30 del 1998 concede a chi assume personale non extracomunitario. Norme quindi già esistenti ma in parte aggirate – specificano in Fedarlinea – con contratti atipici e che garantiscono aiuti fiscali anche a chi impiega lavoratori extracomunitari. “Come Federlinea – dice Aiello – ci siamo battuti per mettere a posto una situazione che negli ultimi 10-15 anni ha visto una degenerazione delle regole di cui il gruppo Grimaldi ha beneficiato per primo”. Aiello va oltre: “Se abbiamo delle regole devono valere per tutti, altrimenti ci troviamo a fare i conti con questa pratica che, inevitabilmente, finisce per diventare un mezzo di concorrenza sleale”. Il governo, attraverso il ministro Delrio, gli ha dato ragione.